Back

2000: Neuroscienze ed Evoluzionismo

R. Verolini, F. Petrelli, L. Venturi: "Neuroscienze ed Evoluzionismo per una concezione Olistica delle Psicopatologie e dei Disturbi della Personalità". Università degli Studi di Camerino (MC), Dipartimento di Scienze Igienistiche e Sanitarie Ambientali - Camerino 2000.

 

Dalla presentazione

Dagli sviluppi contemporanei di molte discipline scientifiche emergono due tendenze apparentemente contraddittorie. Da un lato, un processo di esasperata specializzazione che segmenta, moltiplica e allontana fra di loro i campi di indagine; dall'altro lato, la tendenza ad interpretare i fenomeni secondo un approccio multidisciplinare che solleva il problema della uniformità della logica che informa le diverse discipline.
L'orizzonte di ricerca delle scienze umane è stato per lungo tempo ancorato ad una visione deterministica del mondo mutuata dalle scienze naturali e ad un'impostazione "positivistica" della conoscenza. In tempi più recenti nuovi suggerimenti si sono posti alla riflessione epistemologica. Ne è emersa la formulazione di un paradigma interpretativo di natura interdisciplinare, imperniato su una concezione indeterministico evolutiva che si è progressivamente estesa al di fuori dell'ambito canonico dell'evoluzione intesa in senso biologico.
Questo volume rappresenta un tentativo di approccio multidisciplinare ad un tema complesso e controverso quale quello dell'influenza ambientale sulle espressioni superiori che coinvolgono il cervello umano. In questo intento gli autori, partendo dai risultati dei più recenti sviluppi della genetica, danno conto del processo di revisione concettuale che ha investito que­stioni dibattute da tempo dalla comunità scientifica e tradizionalmente impostate in un'ottica di contrapposizione, come quella relativa al rapporto tra induzione genetica ed ambientale. Inquadrando le fonti di determinazione naturale e culturale in un contesto non dicotomico, ma frutto di una complessa azione sincretica, lo studio si muove lungo un percorso da cui scaturiscono altri elementi di riflessione.

La revisione dello spazio nel quale situare l'azione modellatrice dell'ambiente culturale e le sue potenzialità di condizionamento pone in nuova luce l'influenza della struttura socio-economica e della forma religiosa. Assume rilevanza in particolare il tema del rapporto tra sistema di produzione, assetto sociale e contesto religioso, che viene qui inquadrato nella duplice prospettiva delle società di tipo pre–statuale e delle società statuali. Alle prime è associato un modello religioso primitivo–naturale, fondato su una valenza esclusivamente creatrice delle divinità; alle seconde corrisponde una struttura teologica più evoluta e rigidamente monoteistica, che trova i punti focali nel contenuto prescrittivo–normativo e in una forte connotazione morale dell'ente soprannaturale.
L'indagine di tipo etnologico e psicologico svolta nel lavoro ruota attorno a questa distinzione, ma la tesi esposta va oltre la ricognizione di alternativi modelli socio–economici e delle rispettive implicazioni sui piani etico e religioso. Vengono richiamate infatti questioni un tempo a lungo dibattute, come ad esempio quella della relazione tra sistema socio-produttivo e struttura religiosa, ereditarietà ed ambiente nonché le tesi sull'innatismo degli istinti aggressivi e il ruolo dell'ambiente culturale nell'acquisizione dei comportamenti.
La trattazione di questi temi, che mostrano quanto sia ancora centrale la soluzione del rapporto tra biologia e cultura, spinge gli autori a proporre un nuovo approccio evoluzionistico al comportamento sociale e alla personalità dell'individuo. Alla luce di una concezione evoluzionistica delle idee di normalità e di malattia, secondo un orientamento che tende ad una radicale revisione del concetto di salute mentale, a loro giudizio, è possibile valutare l'incidenza delle espressioni psichiche normali e devianti in distinti contesti socio­economici e spiegare la correlazione tra dinamiche psicologiche ed usi e tradizioni culturali.

L'affermazione del principio di autorità e del principio di gerarchia che regolano il sistema produttivo e di aggregazione sociale nelle culture statuali di tipo occidentale si pone all'origine di meccanismi che le teorie freudiane tendono a spiegare con lo schema tripartito Io–Es–Super Io.
Secondo gli autori l'ipertrofia del Super io e la dinamica delle relazioni edipiche, che derivano dall'elaborazione di una marcata sudditanza etico morale dell'individuo nei confronti del sacro, non soltanto non costituiscono tratti ineliminabili della personalità umana, ma possono presentare soluzioni diverse in funzione del diverso sviluppo della coscienza individuale e collettiva. A loro giudizio il problema può essere affrontato grazie ai contributi più recenti delle neuroscienze sulla formazione strutturale e funzionale del cervello umano, e sull'emersione della coscienza.

Il tema, sostengono gli autori, è ricco di implicazioni sia sul piano socio-culturale, ad esempio per quanto riguarda la rispondenza fra scelte individuali e modelli di comportamento pro­posti dal contesto istituzionale, sia sul piano epistemologico e filosofico, sia per riesaminare tesi del passato, sia per comprendere problemi contemporanei quali i limiti della conoscenza e gli studi sul caos.

Su una materia affascinante ma di difficile trattazione, il lavoro presenta una interessante prospettiva di lettura, mostrando spunti di originalità, secondo un'impostazione multidisciplinare che consente di basare l'approccio critico ai "mali" della nostra società su fondamenti teorici ed empirici.

Massimo Finoia

Università degli Studi Roma Tre
Roma, 21 novembre 1999

 

Back